Oggi è il
25 aprile, festa della Liberazione: ricorrenza solenne per l’Italia che celebra in questa data la fine della seconda guerra mondiale. E’ la festa di tutta la Nazione ma soprattutto dei
partigiani che contribuirono con il loro sacrificio a scacciare il nemico prima dell’arrivo degli Alleati. Ma qual era il
menu dei partigiani durante i giorni di guerra? Cosa si mangiava mentre nelle città italiane infuriava la battaglia? Sicuramente dopo anni di conflitto bellico la povertà era dilagante e le difficoltà di approvvigionamento ai massimi livelli. Non per niente Italo Calvino scriveva di sogni di partigiani “nati dalle notti di fame (…) sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto”.
Festa della liberazione, il menu dei partigiani
Certo una mano arrivava dalla popolazione, dai contadini che davano quel che potevano del loro raccolto. Ed allora non sorprende che nel menu dei partigiani non mancasse il riso, il latte o ancora patate e minestra, realizzata con tutto ciò che si trovava. I ricordi dei partigiani raccontano meglio di ogni altra cosa il cibo che arrivava nelle giornate di battaglia: “Si è consumato il primo pasto, e per di più caldo, dopo giorni di mirtilli e acqua” scriveva Aldo Ferrero. Ed un altro partigiano, Alberto Barbujani, ricordava il mugnaio Giovanni Madrina che “faceva il possibile per darci qualche chilo di farina da polenta”. Proprio la polenta era una delle pietanze più diffuse tra i partigiani, come il riso stracotto, patate e castagne da trovare tra i boschi dove i partigiani si nascondevano. Difficile trovare
pasta e carne, impossibile avere tra le mani un dolce, molto più facile un uovo con il quale magari preparare uno zabaione. Questo il povero menu dei partigiani che lottavano per liberare l’Italia. Oggi, 25 aprile,
festa della Liberazione, si ricorda anche questo.