Venerdì santo si digiuna: perché?

Data Pubblicazione: 19/04/2019

Perché venerdì santo si digiuna

Venerdì santo si digiuna! Quante volte lo abbiamo sentito dire o lo abbiamo detto noi: il venerdì che precede la Pasqua della resurrezione si dovrebbe praticare l’astinenza non soltanto dalla carne. Ma perché il venerdì santo si digiuna o almeno si dovrebbe farlo? Ovviamente non c’è nessun dogma scritto riguardo a tale prescrizione anche se è di uso comune.

Venerdì santo, il significato del digiuno

Partiamo con il ricordare che nel venerdì Santo si commemora la Passione e la Crocefissione di Gesù: è il giorno della via Crucis con la quale si ricostruisce il percorso compiuto da Gesù, croce in spalla, verso il Monte Golgota e la crocefissione. Questo giorno dal punto di vista alimentare ricalca ciò che succede il mercoledì delle ceneri quando ha inizio la Quaresima. Come in quel caso, anche il venerdì santo è prevista l’astinenza dalla carne per i fedeli che hanno più di 14 anni, per i quali sono ammesse invece uova e latticini. Digiuno ecclesiastico, invece, per i fedeli tra i 18 e i 60 anni chiamati a consumare un solo pranzo durante la giornata.
Questa prescrizione è un segnale di penitenza per tutti i peccati degli uomini che Gesù con il suo sacrificio è venuto ad espiare sulla Terra. Inoltre rappresenta anche il significato di attesa dello sposo, intendendo lo sposo della Chiesa, cioè lo stesso Gesù. Anche per questo durante il venerdì santo non si celebra l’Eucarestia. Ecco quindi il motivo per cui il venerdì santo i fedeli attuano il digiuno ecclesiastico, prima che arrivi la Pasqua di resurrezione che anche a tavola prevede tutt’altra predisposizione di animo. Il menu di Pasqua è, infatti, un susseguirsi di pietanze dalla bontà assicurata, un alternarsi di sapori e gusti da far invidia ad un banchetto reale. Non per niente, proprio Pasqua insieme con il Natale in antichità era l’occasione dove anche le famiglie meno abbienti si concedevano lussuriosi peccati di gola.

Pubblicata il 19/04/2019

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