Si chiama Nesos ed è il
vino che arriva dal Mare: esperimento condotto sull’isola d’Elba, riproducendo ciò che accadeva circa 2500 anni fa. Per realizzare Nesos i grappoli prima della vinificazione erano messi in mare alcuni giorni in modo da ripetere una tradizione messa in atto oltre duemila anni fa. L’idea è del professore Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano, e del produttore Antonio Arrighi: il risultato è un vino speciale realizzato con grappoli messi in cesti di vimini e calati in mare per diversi giorni in modo da eliminare la pruina presente sugli acini d’uva. Un procedimento che consente all’uva di appassire in maniera più veloce e che dona al vino un aroma molto particolare.
Nesos, il vino che viene dal mare
I risultati dell’esperimento effettuato sull’isola d’Elba sono stati presentati in un convegno che ha visto la collaborazione con Regione Toscana, Toscana Promozione Turistica, Fondazione Sistema Toscana e Vetrina Toscana. Un tipo di produzione che porta in vita un procedimento tradizionale all’Elba oltre due millenni fa, quando l’isola era tappa dei commercianti greci diretti a Marsiglia per vendere il loro
vino. Un esperimento che sa quindi di ritorno alle origini per
Nesos realizzato con l’Ansonica, l’uva bianca caratteristica dell’isola d’Elba e che si pensa possa derivare da due varietà di uve antiche dell’Egeo (Rhoditis e Sideritis). Grazie al particolare procedimento per produrre il vino non si sono usati solfiti, sfruttando l’effetto antiossidante del sale marino: proprio in fondo al mare sono state messe le ceste con i grappoli di uva per un periodo di cinque giorni. Trascorso questo tempo, l’uva è stata messa su graticci al sole e si è riscontrato un appassimento più rapido. Alla fine il risultato è stato tenuto in bottiglia per un anno: al termine di questo periodo ecco Nesos, il vino che viene dal mare e ritorna a galla dopo un viaggio lungo 2500 anni.