La regola dei cinque secondi

Data Pubblicazione: 23/10/2016

La regola dei cinque secondi

A tutti è capitato di aver sentito nominare  La regola dei cinque secondi Se un pezzo del cibo che si sta consumando cade a terra, si dispone di un piccolo lasso di tempo per raccoglierlo prima che diventi preda dei batteri. Questa credenza non ha alcun fondamento logico e scientifico. A negarglielo sono state diverse ricerche. Tra le tante che hanno palesato l'inattendibilità scientifica di quella che alla fine è, come detto, una credenza popolare, si può cominciare con il citare lo studio condotto nel 2003 da Jillian Clarke. I risultati dello studio, che le hanno consentito di fare proprio il premio LG Nobel l'anno dopo, hanno evidenziato come anche una assai breve esposizione di ciò che si sta mangiando su una superficie con la presenza del batterio "Escherichia coli" contaminasse lo stesso. A distanza di pochi anni un altro studioso americano ha effettuato un esperimento con criteri e modalità ancora più stringenti e precise. Paul Dawson arrivò a stabilire che il batterio "portatore" della salmonella è in grado di attaccare il cibo in un lasso di tempo che è inferiore al secondo. La regola dei cinque secondi batterio della salmonella    BATTERIO DELLA SALMONELLA Tuttavia, come a volte accade nel mondo scientifico, le certezze granitiche possono essere messe in crisi da altre ricerche. E quanto detto vale proprio per le due ricerche di cui si è parlato. Nei giorni scorsi, sulla rivista "Slate", è stato pubblicato un articolo su una ricerca che sembrerebbe instillare il tarlo del dubbio relativamente alla non veridicità della "regola dei cinque secondi". Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori del polo universitario di Aston e in estrema sintesi i risultati a cui si è giunti avrebbero messo in luce come il parametro del tempo e il tipo di superficie su cui il cibo "impatta" siano elementi importanti per capire se un alimento si è contaminato o meno. Nel corso dello studio i ricercatori hanno effettuato dei test con cibi di vario tipo e su diverse tipologie di superfici. Quello che sarebbe stato appurato smentirebbe i risultati delle ricerche precedenti, perchè gli studiosi dell'università inglese sarebbero arrivati a scoprire che la tempistica di aggressione dei batteri verso il cibo può variare da pochissimi secondi a mezzo minuto e che tale diversità dipende dal tipo di superficie su cui cade il cibo e dal tipo di alimento. Va usato il condizionale perchè lo studio non è ancora stato pubblicato e anche gli stessi autori della ricerca si mostrano prudenti, affermando che "ad ogni modo mangiare del cibo caduto a terra comporta comunque un rischio di infezione". Insomma, nel caso in cui il cibo finisca a terra è sempre meglio evitare di consumarlo comunque e rassegnarsi a buttarlo via. Cubetti di ghiaccio e igiene Insalate pronte

Pubblicata il 23/10/2016

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