E' chiamata la
fata verde, anche a lei dobbiamo i capolavori di Manet e van Gogh: signore e signori, in questa rubrica parliamo dell'
Assenzio, una magia da perdere la testa (nel vero senso della parola) che dobbiamo alle
sorelle Henriod. Furono loro in Svizzera a preparare la ricetta moderna, dopo i primi tentativi portati avanti dal dottor Ordinaire nel 1792. Tutti sappiamo di cosa stiamo parlando. L'assenzio deriva il suo nome dall'artemisia absinthium, pianta da cui nasce.
Assenzio, la Fata Verde dichiarata illegale
Il colore è verde, ma la caratteristica peculiare è la sua azione allucinogena, dovuta soprattutto alla presenza dei tuoni. In realtà parliamo di un distillato da 70 grandi alcolici e sono questi a mandare in estasi chi lo beve. Particolare la storia dell'assenzio che ad inizio del ventesimo secolo è stato addirittura dichiarato illegale e proibita la sua vendita e il suo consumo.
La Fata Verde è oggi tornata ad essere commercializzabile.
La ricetta
prevede un miscuglio di assenzio, issopo, finocchio selvatico, melissa e anice verde che hanno reso nel corso degli anni questo distillato incredibilmente attraente, soprattutto in Francia. Caratteristico anche il modo in cui si beve. Si versa in una coppa, si poggia sopra un cucchiaino traforato, poi uno zuccherino e acqua ghiacciata.
L'Assenzio, fascino dimenticato
Dopo i fasti dell'epoca, quella in cui Parigi era la capitale della Belle Èpoque e non c'era artista che non ne facesse uso, oggi la Fata Verde ha perso di smalto. A riportarla in auge ci sta provando Guido Monero, proprietario delle Pastiglie Leone. Oggi lo commercializza in una stupenda bottiglia, oltre a produrre le classiche pastiglie.
Ma l'assenzio ha ispirato anche uno dei più nomi bartender d'Italia, Dessis Zoppi. C'è anche la Fata Verde tra gli ingredienti delle creazioni del suo Smile Three, locale di Torino che è entrato nei migliori cocktail bar d'Italia secondo Gambero Rosso. Loro provano a rinverdire una storia che ha fatto 'perdere la testa' in epoche ormai lontane.
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