Non bevete i prodotti
Coca Cola: è la campagna contro l’azienda statunitense che è stata lanciata, senza riscuotere molto successo, da István Boldog, vicepresidente di Fidesz, il partito conservatore che vede a capo il premier ungherese Viktor Orbán. Ma cosa è accaduto per arrivare a tanto? Tutto nasce qualche settimana fa in occasione del festival musical Szieget di Budapest che quest’anno utilizza il claim Love Revolution: proprio sposando il messaggio della manifestazione, la Coca Cola ha lanciato una campagna pubblicitaria che non è piaciuta al numero due di Fidesz. Nei manifesti affissi a Budapest e dintorni, infatti, si vedono alcune coppie omosessuali che condividono una bottiglia di Coca Cola. Da qui la richiesta di boicottaggio di Boldog che ha definito la campagna pubblicitaria ‘provocatoria’. Un’accusa alla quale la stessa multinazionale statunitense ha risposto con una nota dove si legge: “Crediamo che tutte le persone, sia etero sia omosessuali, abbiano il diritto di amare la persona che vogliono nel modo che desiderano”.
Ungheria: “Boicottare Coca Cola”, polemiche per lo spot pubblicitario
Una presa di posizione che ha trovato riscontri anche nel popolo ungherese che non ha seguito le indicazioni del vicepresidente del partito conservatore che ha dovuto fare retromarcia, anche per il successo di Szieget: Fidesz si è, infatti, smarcato dalle parole del proprio numero due, prendendo le distanze dalla sua richiesta di boicottaggio e affermando che gli ungheresi sono liberi di decidere se consumare o meno la
Coca Cola. Le polemiche non sono comunque mancate con Tamas Dombos, attivista dell'associazione Lgbt Hatter che ha ribadito la convinzione che il governo ungherese sia omofobo e ha anche aggiunto: “Abbiamo l’impressione che stiano testando le persone su questo argomento. Tutta la propaganda del governo è basata sul conflitto: hanno bisogno di nemici. Prima l'Unione Europea, poi i migranti, le ong, anche i senzatetto. Ora potrebbe essere la volta delle persone Lgbt".