Il sushi e la cucina giapponese sono sempre alla moda: i ristoranti con cucina nipponica si moltiplicano e la ricetta del sushi non è più un segreto per nessuno. Per chi volesse conoscere meglio la cucina giapponese e il sushi arriva in soccorso un gioco. È il "The
Sushi
Game, guida banzai alla cucina giapponese" realizzato da Francesca Scotti, con Alessandro Mininno. Il libro è un simpatico gioco, dove il lettore diventerà il protagonista di un percorso alla scoperta del sushi. Una sorta di
gioco dove i lettori saranno chiamati ad arrivare dal livello più basso a quello più complicato, passando attraverso una serie di sfide.
Giocare con il sushi
Si parte con i livelli più semplici anche per chi si avvicina per la prima volta alla cucina orientale. Il tonkatsu (fettina di carne di maiale impanata nel panko e fritta con l’accompagnamento di cavolo); gli onigiri (fagottini di riso con alghe, contenuti in particolari involucri); l'okonomyaki (ricetta che richiama una omelette fatta con farina, acqua e cavolo).
Immancabile tappa del percorso di conoscenza della cucina nipponica è il tofu: impossibile non provarci. E si passa poi ai livelli più complicati dove il lettore sarà chiamato a preparare dei rotolini di riso, pesce e alghe: in Giappone sono fatti soprattutto con anguilla e sgombro, non certo un piatto delicato. Impegno più ostico è bagnare i rotolini nella soia: meglio farlo dalla parte del pesce e rinunciare alle bacchette!
Il gioco del sushi: una ricetta per ogni livello
Eccoci alle sfide più complicate come gli tsukemono, difficile anche a pronunciare. Si tratta di cibi in salamoia e fermentati, con un gusto che va dal salatissimo al piccante. Ideali come digestivi. C’è poi il Konnyaku, gelatina vegetale: occorre masticarlo a lungo prima di poterlo deglutire, una sfida da vincere per passare al livello successivo.
E siamo arrivati ai livelli più difficili: il sashimi è tra i cibi più complicati, perché si tratta di pesce crudo, consigliato per chi ha già familiarità con frutti di mare e ostriche. Dal mare alla soia. Il natto sono semi ammollati e cotti che vanno poi uniti ad un bacillo che dà il là alla fermentazione. Sapore molto simile al lievito, odore forte che fa venire in mente un po’ il gorgonzola. Siamo ormai arrivati alla conclusione del gioco: ad attenderci c’è il funazuchi, una sorta di sushi lasciato invecchiare fino a tre anni.
Pubblicata il 10/05/2017
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