Frittura e salute

Data Pubblicazione: 06/11/2015

Frittura e salute

Per quanto deliziosa, la frittura non è uno dei mezzi di cottura più salutari, ma con qualche accortezza anche fritti e salute si possono sposare.

Gustosa, profumata e fragrante, la frittura rientra notoriamente tra i modi più nocivi di cuocere gli alimenti, malgrado assicuri un sapore impareggiabile. Esiste però un modo intelligente per ridurre al minimo gli effetti negativi dei cibi fritti, potendone gustare liberamente la bontà senza sentire scrupoli di coscienza per la salvaguardia del proprio benessere fisico.
Regole di base devono essere la capacità di non rendere il fritto un'esigenza costante per il proprio palato e l'assenza di patologie che mal si legano ad essa, quali: obesità, patologie cardiocircolatorie, colesterolo alto ed aterosclerosi.
Il danno arrecato all'organismo dalla frittura deriva dalla grande quantità di grassi assorbiti dall'alimento letteralmente immerso nell'olio, tutti grassi ricchi di acidi grassi saturi nocivi per ogni singola cellula del nostro corpo.
La buona notizia è che è possibile limitare tali danni utilizzando due parametri fondamentali che rendono ogni frittura più leggera e digeribile: una corretta temperatura dell'olio e la tipologia di grasso utilizzato.
Per friggere in modo più salutare possibile, sono da considerare come prima scelta l'olio di oliva e l'olio di arachidi perché, sia da un punto di vista organolettico che nutrizionale, questi due tipi di grassi risultano produrre con l'aumento della temperatura una minor quantità di elementi tossici e di acidi grassi ossidati.
Ma anche la temperatura di frittura diventa un parametro fondamentale in grado di renderla più salutare, perché raggiunto il punto di fumo si ottiene una trasformazione nociva del grasso di partenza; la temperatura di frittura deve quindi aggirarsi attorno ai 160°-190°C. 
Questa temperatura assicura la formazione di una crosta esterna croccante e fragrante ed una contemporanea buona cottura del cibo all'interno: temperature superiori rischierebbero di lasciare crudo l'interno e bruciare l'esterno, mentre temperature più basse comporterebbero la necessità di una cottura più lunga e conseguentemente un assorbimento di grassi maggiore. Inoltre è sconsigliabile riutilizzare più volte lo stesso olio di frittura perché tende ad ossidarsi e a riempirsi di composti nocivi. Potrebbe essere riutilizzato al massimo una o due volte purché venga adeguatamente filtrato e purificato.
Friggere deve dunque rappresentare un'evenienza speciale e non la regolarità, perché sebbene queste accortezze ne limitino i danni, gli alimenti fritti risultano anche molto calorici e per questo potrebbero andare ad inficiare altre sfaccettature del benessere e della buona condizione fisica, che si rispecchia anche nel peso-forma.

Pubblicata il 06/11/2015

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