Cibo sano e tridizionale

Data Pubblicazione: 21/03/2016

Cibo sano e tridizionale

I nostri nonni cosa mangiavano? Il cibo sano e tradizionale torna a tavola
La varietà e l'innovazione anche in cucina, sono cose che ci hanno allontanato dal buon vecchio cibo? Forse sì, ma come facevano allora i nostri nonni?

Per noi è semplice, quasi non ci pensiamo più. La mattina troviamo nei nostri tecnologici frigoriferi il latte fresco, i succhi e le spremute. Apriamo le dispense e ci sono merendine e dolci per la colazione. La stessa cosa facciamo per il pranzo, la cena e spuntini vari. I supermercati pullulano di prodotti, spesso neppure troppo sani, ma la fretta ci invoglia a comprarli. 
Sarà sufficiente trascorrere un pomeriggio con i nostri nonni, che magari ci narreranno anche dei cari bisnonni, per scoprire che non sempre è stato così. Il cibo era diverso, la quantità reperibile e i metodi di conservazione anche, visto che il primo frigorifero è comparso a partire dagli anni sessanta.
Tuttavia, i nostri nonni facevano lavori di fatica, quasi sempre. Lavoravano nei campi, si occupavano dell'orto, di mietere il grano, di raccogliere olive, castagne se erano fortunati, e chissà quanti altri lavori faticosi. Non si alzavano la mattina per andare in ufficio, e le forze di cui necessitavano i loro organismi erano tante. Eppure ce la facevano, come ce lo spieghiamo? A conti fatti erano molto più forti loro di noi, fisicamente parlando. Le vecchie generazioni risultano concretamente migliori delle nuove. 
La domanda che bisogna porsi è: cosa mangiavano i nostri nonni, e i loro genitori, e i genitori dei loro genitori?
Il cibo è da sempre la risposta a molte domande, specie per chi intende perseguire uno stile di vita sano. Un tempo non c'erano i frigoriferi, è vero, ma i paesi erano colmi di latterie, le cucine andavano a legna e tutto veniva fatto in casa. 
La qualità diveniva un tutt'uno con la genuinità, e ciò che ne derivava era la presenza in tavola di cibi sempre sani, freschi e mai contaminati.
Il rovescio della medaglia era eventualmente rappresentato dalle carestie di quei periodi e dal terrore di patire la fame. Per la maggior parte dei nostri nonni però ciò che mancava non era il minimo indispensabile al fabbisogno quotidiano. Mancava l'abbondanza, di conseguenza mancavano gli sprechi. Noi non potremmo certo riportare esempi del genere, in quanto a sprechi, ai nostri nipoti.
La gastronomia, oggi, è una specie di cultura e riviverla come simbolo di tradizione delle nostre generazioni è il massimo.
Polenta, patate, castagne, tutti prodotti di cui ci parleranno i nostri nonni. L'arte di trasformare un legume in una dolce zuppa, o il mais in piatti semplici, questo c'insegneranno i nonni.
È interessante scoprire quando sono realmente apparsi alcuni alimenti. Come il grano a Napoli nel '600, o le patate, un tempo viste come "ornamento", che nel 1800 divennero un vero alimento. 

I nostri nonni sono ancora oggi propensi a mangiare cibo sano, e stanno più attenti di noi a mantenere in vita le vecchie tradizioni. Non sarà ora di prendere esempio da loro?

Pubblicata il 21/03/2016

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